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Complice un’annata 2013 più fresca e meno afosa, il vigneto di Samperi è apparso nella sua versione più rigogliosa e verdeggiante, regalando delle uve Grillo più vigorose, vive e “di un verde inatteso”. Uve che ben si sono prestate a un’idea che affascina la cantina da tempo e che, in parte, trova già la sua realizzazione nello spumante metodo classico: produrre un vino che sia l’espressione più giovane, fresca e viva del vitigno Grillo e del suo territorio.
Nel 1990, senza stravolgere la tradizione secolare, piuttosto puntando ancora sul vitigno autoctono per antonomasia, il Grillo, Marco avviò la produzione del suo primo vino bianco da tavola. Un vitigno austero, fino ad allora sconosciuto, utilizzato solo per la produzione del Marsala.
Nel 1997 Marco ritenne fosse arrivato il momento di produrre un vino frutto del connubio tra due territori, un blend perfetto delle due varietà che caratterizzano la produzione aziendale, il Grillo e lo Zibibbo. Un vino che vuole esprimere in chiave innovativa la forza, la semplicità e la purezza del sole di Marsala e del vento di Pantelleria.
Fu in onore al territorio, alla contrada di Samperi, nell’entroterra marsalese, arida terra calcarea ricca di minerali, prezioso elemento nutritivo dei vigneti, che il primo vino di Marco De Bartoli prese il nome: “Vecchio Samperi”. La radice di partenza dalla quale sviluppare e diffondere il concetto di “territorialità”.
Mai stanco di sperimentare, nel 1988 Marco De Bartoli volle cimentarsi anche con questa tipologia di marsala, da sempre e volutamente tenuta da parte, poiché l’unico vino a potersi fregiare dell’aggettivo “vergine” era secondo la sua personale visione il Vecchio Samperi, ottenuto senza alcuna aggiunta di alcol.
Questa speciale riserva di Vecchio Samperi inizia il suo percorso d’invecchiamento proprio nel 1978, quando Marco De Bartoli ripristina il metodo “perpetuo” o Solera nel Baglio di Samperi, per produrre il vino tradizionale della zona, detto localmente stravecchio, all’origine del più famoso vino Marsala
Vini integrati nel territorio attraverso la sperimentazione in chiave tradizionale. Dal latino integer, e cioè integro, questi vini realizzati solo con vitigni autoctoni, trovano nei nostri territori il loro habitat naturale, poiché acclimatati da millenni. I vini INTEGER sono maturi al raggiungimento della loro naturale stabilità